Oltre le frontiere, le librerie come centri servizi per la conoscenza TwitterGiorgio Pignotti, Libreria Rinascita di Ascoli Piceno Nel 1976 Giorgio Pignotti, studente universitario a Bologna, sognava di aprire una libreria nella sua città. Il sogno si è realizzato e, dopo 35 anni di lavoro appassionato, Giorgio guida la Libreria Rinascita di Ascoli Piceno. Un vero e proprio centro culturale, ospitato in un palazzetto affacciato su una delle piazze più importanti di Ascoli, in cui l’attività della libreria si accompagna a quelle di una sala congressi, di un bar-caffetteria e di una casa editrice. “Abbiamo iniziato con un gruppo di amici cercando di portare a casa un po’ di quello che avevamo vissuto nelle librerie di Bologna – racconta Giorgio – credevamo che aprire una libreria fosse un momento importante di crescita per la nostra città… E in effetti è andata così: siamo diventati un punto di riferimento per la cultura sul territorio”. Nel corso degli anni la libreria ha organizzato numerose iniziative, per esempio animando un circolo del cinema e offrendo uno spazio di confronto per gli insegnanti, e superato alcuni momenti difficili, grazie alla capacità di innovare e di crescere. “Dopo un periodo di fermento, negli anni 80 è arrivata la crisi – continua Giorgio – le politiche commerciali sono cambiate. I grandi conti deposito che davano gli editori, grazie ai quali eravamo riusciti ad aprire, a un certo punto sono venuti meno: abbiamo rischiato la chiusura. Siamo stati costretti a rivedere il nostro modello, provando a gestire in modo professionale il magazzino; anche grazie all’informatica, che in quegli anni si affacciava sulla scena dell’organizzazione aziendale”. Di necessità virtù, Giorgio ha iniziato a studiare informatica facendone uno strumento del suo mestiere. Ha sviluppato MacBook, uno dei software gestionali più utilizzati nelle librerie. Ha ideato Bibliodiversità (www.bibliodiversita.it) portale che permette di condividere consigli di lettura e informazioni sui libri. Le tecnologie digitali gli sono familiari e l’avvento dell’ebook non lo spaventa. “Non credo che l’ebook sia una minaccia al libro di carta. I libri elettronici possono affermarsi in campo tecnico, nella manualistica, negli ambiti dove la conoscenza richiede un aggiornamento costante ma non potranno sostituire i romanzi o i libri per bambini, perché non ne hanno la stessa suggestione! E le librerie non spariranno, soprattutto quelle della provincia italiana, perché insieme agli altri negozi contribuiscono ad arricchire la socialità, svolgendo così un ruolo fondamentale per migliorare la qualità della vita della gente. Certo sarebbe auspicabile che in Italia si leggesse di più. Molti fattori impediscono il prosperare delle librerie, lo so: l’investimento per iniziare, i margini ridotti, l’impegno richiesto quotidianamente, gli affitti così elevati! Se confrontiamo il numero di nuovi libri prodotti oggi ogni anno – circa 60mila – e quello di trent’anni fa - 10mila – con i chilometri quadrati di esposizione, che non sono aumentati di molto, ci rendiamo conto che le politiche distributive sono rimaste indietro. Gli sforzi della filiera convergono nella distribuzione, di cui le librerie sono il terminale: per guardare al futuro dobbiamo rinnovare il nostro sistema commerciale”. E in che modo i librai, in particolare quelli indipendenti, possono farlo? “Diversificando la propria offerta e iniziando a erogare nuovi servizi ai lettori. Iniziando a vendere e-book. Dobbiamo superare le frontiere. Costruire forme inedite di collaborazione con altri soggetti che fanno cultura. In primis con gli editori, specialmente con i piccoli. Ma anche con le biblioteche e le istituzioni locali. Nel caso di Bibliodiversità, per esempio, insieme al sistema bibliotecario provinciale si aiutano le persone a trovare libri e a farli leggere, anche suggerendo in quali biblioteche pubbliche poterli consultare. Il futuro delle librerie, insomma, passa dalla loro capacità di diventare dei centri servizi per la conoscenza”.